E se pasteggiassimo a gin??

Pasteggiare con super alcoolici è una usanza tipica dei paese dell’est Europa (Polonia e Russia su tutte) o di qualche anziana e arzilla lady inglese. Oggi bere cocktail a tutto pasto è una moda che sta conquistato la maggior parte dei locali che propongono abbinamenti di piatti e drink a volte in un vero e proprio percorso sensoriale, appannaggio storicamente di un solo prodotto, il vino.

Sempre di più però sta prendendo piede anche la miscelazione in casa, noi vi vogliamo proporre alcune regole da seguire per chi volesse proporre ai suoi ospiti un percorso che unisca il cibo al bere miscelato?

Esiste una sola grande regola quando si parla di abbinamento tra cibo e bere, utilizzare il buon senso e valorizzare ciò che si ha nel piatto e nel bicchiere. Assaporiamo e non trangugiamo e abbiniamo per struttura. Un drink molto strutturato come il Negroni chiamerà un abbinamento con un piatto ricco e stratificato come la pizza, mentre un drink con intense note acide come il Gin Fizz o French 75, esalta le sue caratteristiche in un abbinamento con il pesce crudo.

L’APERITIVO

L’aperitivo, tradizionalmente è il connubio tra cocktail e cibo. Le regole sono poche ma importanti, innanzitutto sotto il profilo gustativo. L'aperitivo, ha il compito di stimolare l'appetito, sono utili quindi drink tendenzialmente amari o aspri, che incrementino la nostra salivazione e mettano in moto i nostri succhi gastrici. Via libera quindi a gin tonic, con gin agrumati o dry, London Mule, Collins o sua santità il Negroni, re dei cocktail da aperitivo. In abbinamento a questi cocktail non ci sono limiti di creatività. Cominciamo dai finger food, evitando di realizzarli eccessivamente dolci o piccanti. Sperimentate con salumi, formaggi, verdure e pesce secondo fantasia. Si può pensare anche a proporre un lungo e ricco aperitivo che sostituisca la cena; in questo caso si può decidere di optare per una verticale di gin-tonic, cominciando da un gin tonic dal gusto intensamente secco e terminando con un genever tonic, oppure partire dal drink meno elaborato come il Tom Collins finendo col più complesso Martinez.

I PRIMI PIATTI

Qui la questione si fa più complessa anche se ovviamente vale la regola espressa sulla struttura. Un ragù, una amatriciana o con crostacei e frutti di mare stufati col pomodoro, sono da abbinare a cocktail rotondi e morbidi nel gusto come un Boulevardier, mentre per un risotto con sapori più delicati con verdure e pesce, come il famigerato zucchine e gamberetti, possiamo andare su sapori più agrumati come il Gimlet. Per i più avventurosi suggeriamo anche di utilizzare il gin come ingrediente per cucinare, come base di un risotto ad esempio. L'accortezza è quella di bollire prima il gin in pentola da solo per far evaporare l'alcool e mantenere il profilo aromatico, in quanto se l'alcol evaporasse insieme al cibo lascerebbe uno sgradevole gusto amaro, e poi utilizzarlo per sfumare al posto del vino. Consigliamo l'uso di un gin mediterraneo per un inedito risotto con scampi crudi e rosmarino.

I SECONDI PIATTI

Il discorso qui è opposto rispetto ai primi piatti. Non è necessario eliminare l'alcool dal gin prima di utilizzarlo in cucina. L'aroma di ginepro del nostro distillato preferito si sposa alla perfezione con la marinatura della carne, soprattutto la selvaggina ed è molto indicato (qualche goccia) nel condimento della tartare di carne o pesce. In abbinamento alla tartare potete osare con un Gin-mule, le cui note speziate esaltano il sapore della materia prima cruda.

E I DOLCI?

Il consiglio qui è evitare i dessert esageratamente “pannosi” che mal si sposano con il grado alcolico elevato. Ottima tutta la pasticceria secca, o i dolci con una nota acida oppure proporre un inedito cocktail caldo o qualche fetta di plum-cake.
Una idea interessante potrebbe essere di accompagnare i dolci con un Thè a base gin! Il consiglio è di usare un thè verde perché si abbina alla perfezione con il gusto delicato e pulito del gin.
I metodi di preparazione sono due: il thè può essere infuso nella maniera tradizionale, in acqua calda, o direttamente in alcol. Noi consigliamo di optare per il secondo poiché una lenta infusione in base alcolica porta ad un risultato più complesso ma al contempo delicato. Un consiglio: per ottenere un’infusione perfettamente limpida, utilizzate un filtro da caffè o uno strato di garza.
In ogni caso il consiglio è uno solo, sperimentate con coraggio ma sempre con criterio.